Tibetan rites
- Elena Benvenuti
- 2 giorni fa
- Tempo di lettura: 7 min

IL SEGRETO ARRIVA DA ORIENTE!
Il colonnello Bradford in India scopre la Fonte della Giovinezza: in un monastero tibetano apprende i Riti Tibetani che praticati quotidianamente ringiovaniscono e non solo...
I “Riti Tibetani” sono stati resi noti in Occidente nel 1939 da Peter Kelder con il nome de “I Cinque Tibetani”; sono in realtà una “sintesi per gli Occidentali” dello Yoga Antico noto e praticato, fino al secolo scorso, quasi esclusivamente dai Lama che vivevano nei Monasteri sull’Himalaya Tibetano. Anche se sono divenuti famosi in tutto il mondo per l’interesse generato intorno agli effetti di alcuni esercizi fisico-energetici, in realtà si tratta di uno stile di vita, una disciplina completa, che tiene conto non solo degli esercizi fisici ma anche dell’alimentazione, dei pensieri, delle emozioni, della respirazione, delle aspirazioni personali, dei sentimenti, della evoluzione spirituale in pratica di tutto ciò che caratterizza l’essere umano.
Peter Kelder, nel suo libro “I Cinque Tibetani” racconta di aver conosciuto il “Colonnello Bradford”, un Ufficiale dell’esercito Inglese in pensione, incontrato per caso in un Parco pubblico, dal quale, molti anni dopo il loro primo incontro, ricevette l’insegnamento dei Riti Tibetani.
Il Colonnello durante un suo precedente viaggio in Oriente era venuto a conoscenza di storie che raccontavano di Elisir di Lunga Vita o Elisir di Giovinezza, e pare che avesse addirittura incontrato persone ultracentenarie che dimostravano al massimo una trentina d’anni. Aspirò solo al ritrovamento di così tanta conoscenza e ritenendo di essere in grado di trovare la sua “Shangri-La”, decise di partire per il Tibet invitando Peter ad unirsi a lui in questa fantastica spedizione.
Peter declinò l’invito, probabilmente spaventato dalle enormi difficoltà, dai rischi e dalle incognite a cui sarebbero andati incontro in questa ardimentosa avventura. Molti anni dopo Peter Kelder incontrò nuovamente il Colonnello e con enorme sorpresa, Bradford, nonostante gli anni della sua tenace ricerca, attraverso meravigliosi ed esotici paesi orientali, era paradossalmente e incredibilmente ringiovanito e rinvigorito. Era partito un anziano signore ormai pensionato e ora davanti a Peter si trovava un aitante signore simile ai ritratti di gioventù del Colonnello che dimostrava una trentina d’anni! Immaginate la meraviglia, lo stupore e il conseguente interesse per i Riti! Il Colonnello gli raccontò delle sue avventure e degli incredibili incontri con Lama Tibetani antichissimi ma dall’aspetto giovanissimo e di come attraverso un periodo di studio e disciplina anche lui fosse stato in grado di applicare gli Antichi Riti Tibetani. Anche noi ora, sulle orme del Colonnello e di milioni di persone che negli ultimi ottanta anni hanno studiato e praticato i Riti Tibetani, e grazie a Peter Kelder che li ha coraggiosamente diffusi nel suo libro negli anni ‘30, possiamo accedere a questo Elisir di Lunga Vita! Forza ora pratichiamo e incontriamoci fra dieci anni con le nostre foto fatte prima di iniziare i Riti Tibetani!
Leggete attentamente le spiegazioni dei singoli Riti prima
di iniziare, studiate bene le posizioni e le sequenze delle respirazioni abbinate. Sono semplici ma per rendere più fluido il ritmo degli esercizi è meglio essere preparati alle sequenze indicate. Nonostante i meravigliosi benefici che si ottengono con la semplice esecuzione dei Riti, vi consigliamo vivamente di abbinare a questa pratica una cura maggiore del vostro corpo fisico, dei corpi sottili ed anche una gestione più positiva e ottimista delle emozioni, dei pensieri e perché no delle vostre relazioni. Che la Giovinezza, la Buona Salute, una Lunga Felice Vita e una Gioiosa spiritualità si stabiliscano in voi.

primo rito
Si pratica per accelerare la velocità e il ritmo dei chakra, in questo modo diamo loro una possibilità di aumentare la loro capacità di gestire il corpo e la nostra parte psichica. Inoltre vengono espulse moltissime energie vecchie e devitalizzate che ristagnano nei chakra e nelle Nadi ad essi correlate.
Per questo motivo è molto importante eseguire questo rito per primo, per preparare il corpo fisico e i corpi sottili ai riti successivi. Accertatevi che nello spazio in cui praticate l’esercizio non vi siano spigoli o oggetti su cui potreste farvi male nel caso in cui aveste delle vertigini. L’esercizio si esegue in piedi, tenendo la schiena ben dritta; scegliete un punto davanti a voi e guardatelo il più a lungo possibile mentre ruotate (cioè seguite con lo sguardo il punto prescelto, quando ritornate nella posizione di partenza rifocalizzatevi subito su quel punto) questo ridurrà il rischio di vertigini. Tenete la lingua appoggiata al palato. Alzate le braccia, all’altezza delle spalle, con il palmo delle mani rivolto verso l’alto o verso il basso; sperimentate la differenza. Ora iniziate a ruotare su voi stessi, per nove volte, in senso orario (da sinistra verso destra). Peter Kelder consiglia di ruotare fino a che non compaiono i primi sintomi di vertigine e di aumentare il numero di rotazioni man mano che ci si abitua a questo esercizio. In questo caso suggeriamo di rilassarsi qualche minuto, dopo aver eseguito il primo Rito, per dissipare le vertigini. Noi vi consigliamo di inspirare con calma per tutta la durata della rotazione oraria; quando vi fermate espirate. Ritornate ad un ritmo di respirazione normale.


secondo rito
Va eseguito dopo il Primo Rito. Consigliamo di partire con una serie di tre esercizi, aumentandone uno al giorno fino ad arrivare ad un massimo di 9 o 12 esercizi.Questo rito si esegue a terra, quindi meglio se vi munite di una coperta o di un tappetino da meditazione o da “preghiera” per isolarvi dal freddo del pavimento. La tradizione Orientale riveste il tappetino da meditazione di un significato spirituale particolare poiché vi si accumulano e depositano energie spirituali che potranno favorire il meditante nelle sue future pratiche. Stendetevi sul tappeto a faccia in su, tenendo le braccia distese lungo il corpo con i palmi delle mani contro il pavimento, le dita devono essere tenute distese e unite. Ora sollevate il capo da terra fino a toccare il petto con il mento, contemporaneamente inspirate con calma e contemporaneamente sollevate le gambe (tenendo le ginocchia tese), dovreste formare un angolo retto con il busto e le gambe. Se ci riuscite, o quando ci riuscirete potete portare le gambe tese verso la testa. Adesso espirando con calma portate sia la testa, sia le gambe nella posizione di partenza, appoggiate al tappeto. Prendetevi qualche secondo per rilassare i muscoli (ma non per così tanto tempo da addormentarvi!) mantenete una respirazione calma e profonda anche durante il breve tempo del rilassamento.


terzo rito
Va eseguito immediatamente dopo il Secondo Rito. Consigliamo di partire con una serie di tre esercizi, aumentandone uno al giorno fino ad arrivare ad un massimo di 9 o 12 esercizi. Anche questo rito si esegue a terra su un tappeto. Mettetevi in ginocchio tenendo il resto del corpo eretto, puntate le dita dei piedi al pavimento per “ancorarvi”, le mani vanno appoggiate sui muscoli delle cosce, leggermente verso la parte posteriore delle gambe. Espirate con calma mentre piegate in avanti il mento fino a toccare il petto, ora piegate dolcemente il capo all’indietro mentre inarcate un po’ la schiena verso la parte posteriore del corpo e contemporaneamente inspirate profondamente. Peter Kelder consiglia di eseguire questo esercizio tenendo gli occhi chiusi e di respirare in modo molto profondo, favorendo così la concentrazione dentro di sé. Inoltre consiglia di terminare questo Rito appoggiandosi sui talloni e ripiegando quindi il resto del corpo, quasi in una posizione fetale, sporgendosi poi in avanti e appoggiando la fronte sul pavimento tenendo le braccia e gambe rilassate. Respirate con calma.


quarto rito
Va eseguito dopo il Terzo Rito. Questo Rito all’inizio potrà sembrare un po’ più complicato e difficoltoso dei precedenti ma con un po’ di pratica diventerà facile. Questa asana viene chiamata anche la posizione del “Tavolo”. Consigliamo di partire con una serie di tre esercizi, aumentandone uno al giorno fino ad arrivare ad un massimo di 9 o 12 esercizi. Anche questo rito si esegue a terra sul tappeto. Sedetevi con il busto eretto e le gambe ben distese a contatto con il tappeto. Le gambe devono essere leggermente divaricate (circa a 30 cm l’una dall’altra). Le braccia vanno tenute distese lungo il corpo, con le mani appoggiate al tappeto di fianco ai glutei e le dita rivolte verso la parte anteriore del corpo. Poi piegate il capo in avanti, il mento arriva a toccare il petto. Ora espirando profondamente piegate indietro il capo mentre contemporaneamente sollevate il corpo da terra, tenendo le braccia rigide perpendicolari al pavimento e le ginocchia piegate (a formare un angolo di 90 gradi fra le gambe e le cosce). A questo punto la testa deve essere perfettamente in linea con il busto, insieme formano una linea parallela al terreno. Fino a che il respiro ve lo consente restate in questa posizione tendendo il più possibile i muscoli. Inspirate e rilassatevi prima di ripartire con un altro esercizio di questo rito.


quinto rito
Va eseguito dopo il Quarto Rito. Consigliamo di partire con una serie di tre esercizi, aumentandone uno al giorno fino ad arrivare ad un massimo di 9 o 12 esercizi. Anche questo rito si esegue a terra sul tappeto. Questa asana viene chiamata anche del cobra. Stendetevi sul tappeto a faccia in giù, tenendo i gomiti piegati e le mani appoggiate al pavimento all’altezza delle spalle con le dita rivolte in avanti. Puntate le dita dei piedi al pavimento per “ancorarvi”. Iniziate puntando forte le dita dei piedi al tappeto, espirate mentre sollevate il busto (le braccia devono essere completamente tese e perpendicolari al pavimento) gentilmente inarcando indietro il corpo (fin che potete), ora inclinate il capo all’indietro (si deve formare un lieve arco con la parte posteriore del corpo). Ora inspirando sollevate il bacino e gentilmente piegate la testa in avanti e con il mento toccate il petto, visti lateralmente formerete una V rovesciata, con i piedi e le mani appoggiate per terra e il bacino sollevato (il vertice). Questo è un esercizio. Riportate il corpo nella posizione di partenza e ricominciate con un altro esercizio. Quando sarete più abili nell’esecuzione di questo esercizio, dalla posizione a V, dolcemente scivolerete verso la posizione di partenza, senza toccare il tappeto con tutto il corpo e vi muoverete in modo fluido per 9 o 12 Riti di seguito.
Esiste anche un Sesto Rito, consigliato a chi pratica la castità per trasmutare e sublimare le energie sessuali in energie creative e spirituali. Il mio Maestro Spirituale, all’inizio degli anni ‘90 raccontava di un Settimo Rito Tibetano che dovrebbe essere eseguito dopo i primi sei, allo scopo di bilanciare e normalizzare i Chakra.
Avvertenze
Partite sempre con tre ripetizioni per Rito e aumentate di uno al giorno fino ad un massimo di 9 o 12 volte per Rito. Se non praticate nessun altro tipo di Yoga, potete praticare i Riti 21 volte, ma se anche solo per un breve periodo li abbinate ad altre pratiche yogiche limitatevi a 9 o al massimo 12 volte. La sequenza completa dei Riti, praticata per 9/12 volte richiede un impegno gior-naliero di circa 15 minuti. Se per un qualsiasi motivo non siete costanti con la pratica o la interrompete per alcuni giorni ricominciate da 3 esercizi ogni Rito.
La pratica regolare vi eviterà di lamentare vertigini, nausee o crampi muscolari. I Riti possono farvi ringio-vanire e mantenere giovani, poiché si tratta di esercizi Yoga (che stimolano l’energia nei corpi sottili e nel corpo fisico) chi è affetto da malattie gravi (poiché ha un corpo energetico congestionato) prima di praticare dovrebbe consultare il proprio Medico e in seguito seguire attentamente le istruzioni.







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